Miserie e splendori dell’Alma: Ravenna – Alma 0 – 14 minuti di lettura
Ce l’abbiamo fatta, anche quest’anno il Fano mantiene la Categoria, resteremo in serie C!
Una salvezza conquistata sul campo, dopo una stagione decisa fuori dal campo.
Non una novità in 114 di storia di una società che ha nell’ordine affrontato ripescaggi, riammissioni, ammissioni a completamento, declassamenti e ammissioni sostitutive, ma, fatto più unico che raro, non ha mai conosciuto il baratro del fallimento.
Se lo scorso anno si era concluso con una retrocessione e una salvezza decretata da un ripescaggio, è nuovamente un decreto a definire l’atto conclusivo di questa strana stagione.
Tra burocrazia e meritocrazia, è quindi nuovamente un playout a stabilire il nostro destino, sarà il verdetto del campo a decidere tra paradiso e inferno.
Ma prima ci sono stati mesi che non possiamo dimenticare. Le vite, non solo le stagioni sportive, sono state sospese, sconvolte, per molti nostri cari non c’è stata salvezza, non ci sono stati ripescaggi. Non c’era nessuna voglia di questi spareggi farsa, decisi da comitati in una stagione triste in cui il calcio avrebbe forse fatto più bella figura a fermarsi. Per fortuna non siamo delegati a decidere, siamo tifosi. Non abbiamo scelta: tifiamo, al di là dei decreti e del risultato.
La partita decisiva è arrivata in un vortice di emozioni contrastanti. All’indignazione ha fatto seguito la vana ricerca dell’indifferenza. Abbiamo provato a fregarcene, ma ci siamo trovati risucchiati dalla passione, una costante della nostra vita che nessuna pandemia, nessun decreto potrà mai strapparci.
È lo splendore del calcio che è in grado di farci dimenticare per un attimo le nostre miserie. È il miracolo del tifo a cui forse diamo troppo peso, che non sarà la cosa più importante del mondo, ma che ha il potere di farci tornare a sorridere dopo questi mesi difficili.
E allora la parola torna al campo. Il verdetto dello spareggio salvezza, tra andata e ritorno, è stato insindacabile. Nei 180 minuti tra il Mancini e il Benelli il Fano ha dominato, ha creato occasioni senza praticamente subirne, ha gestito e poi ha esultato. In una parola: la sentenza che decreta la salvezza stavolta è meritata.
Il merito di questa salvezza – è retorico quando si vince ma non è questa la circostanza – è di tutti. Dei ragazzi che hanno vinto le “tre finali” della stagione – anche qui non è la solita retorica del pallone: quella che si è rivelata essere l’ultima di campionato e le due partite della vita, in cui i nostri sono semplicemente sembrati migliori del Ravenna. Del mister che ci aveva condotto in serie C e adesso completa l’opera mantenendo la categoria – allenatore valido e gran signore nel riconoscere anche i meriti del suo predecessore. Della società che spende poco, sbaglia la programmazione, non fa squadroni ma che alla fine porta a casa un altro anno tra i professionisti; sarà retorica quella dei conti in regola, ma ogni anno, e questo 2020 più che mai, abbiamo il sentore che forse non lo è.
Un’altra stagione è andata, concludendosi nel migliore dei modi. Con la luce del trionfo, nell’attesa delle solite ombre che sembrano però essere meno oscure. Quest’anno guarderemo al ritorno alla normalità della solita estate fatta di attese, incertezze, carenze, illusioni, come a un limbo che sa di paradiso.
Un’altra stagione è andata, con le sue miserie e il suo splendido finale. Questa salvezza va dedicata a chi più di tutti se l’è merita: noi, i tifosi. Perché il Fano siamo noi. Perché abbiamo sofferto, non solo per il calcio; perché abbiamo perso, non solo sul campo; perché siamo ripartiti, non soltanto nello sport.
Un’altra stagione è andata, la prossima ricomincerà a breve, purtroppo non per tutti. L’anno prossimo sui gradoni del Mancini non rivedremo alcuni volti che in questi mesi tremendi sono diventati numeri di un’orrenda statistica, in una spaventosa partita contro un avversario che abbiamo odiato.
Vogliamo ricordarli per quello che realmente erano: persone, amici, affetti, ma soprattutto tifosi, pezzi della nostra storia, contagiata dalla nostra stessa passione.
A loro va la dedica di questa salvezza, questa bella pagina di Alma, questo sorriso dopo tanta sofferenza.